Giornata dei migranti 2024
Alla celebrazione eucaristica Mons. Rafic Nahra ha parlato di quanto sia stato difficile per tutti l'anno appena trascorso: ha menzionato i migranti uccisi o rapiti il 7 ottobre, la testimonianza fedele di coloro che hanno scelto di restare con i loro datori di lavoro, nonostante il rischio per la propria vita. Ha parlato dell'enfasi posta su un atteggiamento di inclusione verso gli altri nei messaggi del Papa per la Giornata dei migranti e come elemento essenziale della nostra vita come discepoli di Gesù. Insieme, abbiamo pregato per le comunità di migranti e richiedenti asilo e nella speranza della pace. Dopo la messa, c'è stata una colorata esibizione delle varie comunità, in cui diversi gruppi hanno condiviso danze tradizionali dei loro paesi, con una varietà meravigliosamente ricca di stili di danza e costumi da tutto il mondo. In seguito, ci siamo incontrati per un pasto condiviso, in cui ogni comunità ha portato i propri piatti speciali, e tutti erano felici di assaggiare e trascorrere un momento di festa insieme.
L’omelia di Mons. Rafic Nahra:
È una giornata speciale per i migranti, quest'anno, nel mezzo di una guerra in corso e in escalation iniziata quasi un anno fa e che ha causato danni incredibili a così tante persone palestinesi, israeliane e libanesi, ma anche i migranti hanno pagato la loro parte. Penso a quei lavoratori migranti che sono stati rapiti o hanno perso la vita il 7 ottobre, e anche a coloro che, di fronte alla minaccia di essere uccisi, hanno scelto di rimanere con i loro datori di lavoro e di non lasciarli soli, esponendo le proprie vite. Questa è stata una straordinaria testimonianza di fedeltà per le famiglie israeliane di questi datori di lavoro, e rimarrà tale agli occhi di tutti.
Oggi, in questa messa, vogliamo pregare per la fine di questa situazione drammatica: per le numerose persone in lutto, per coloro che erano e sono stati resi disabili a causa della guerra, per le famiglie degli ostaggi israeliani, per le centinaia di migliaia di persone che hanno perso le loro case e tutti i loro beni a Gaza, in Libano e in Israele, ma anche per i tanti che sono stati sfollati e non possono tornare a casa per paura della violenza.
Data la situazione attuale del nostro Paese, il messaggio pronunciato da Papa Francesco per la Giornata dei Migranti 2024 è particolarmente significativo, non solo per la comunità dei Migranti e Richiedenti Asilo, ma per tutti. In questo messaggio, il Papa invita tutta la Chiesa a (cito) “riscoprire la sua natura itinerante, come Popolo di Dio in cammino nella storia in pellegrinaggio, “migrando”, potremmo dire, verso il Regno dei Cieli” (Fine citazione); il Papa usa volutamente la parola “migrando”.potremmo dire, verso il Regno dei Cieli” (Fine citazione); il Papa usa volutamente la parola “migrare”. Per lui, ognuno di noi, cristiani, dovrebbe vedere la propria vita come un pellegrinaggio e dovrebbe vedersi come migranti sulla terra, con tutte le esperienze difficili connesse a tale condizione. Cito ancora una volta il messaggio: “I migranti fuggono spesso dall’oppressione, dagli abusi, dall’insicurezza, dalla discriminazione e dalla mancanza di opportunità di sviluppo. Simili agli ebrei nel deserto, i migranti incontrano molti ostacoli sul loro cammino: sono provati dalla sete e dalla fame; sono stremati dalla fatica e dalla malattia; sono tentati dalla disperazione”. (Fine citazione)
Queste parole risuonano in modo molto speciale quest'anno. Molte persone del posto stanno vivendo nella loro terra le difficili esperienze che i migranti e i richiedenti asilo, purtroppo, hanno sempre vissuto. Allo stesso tempo, come spesso accade nella vita, i momenti bui ci rivelano che ci sono tante brave persone intorno a noi, forse ancora sconosciute, che aspettavano solo un'opportunità per aiutare e sostenere. Le nostre difficoltà ci rivelano l'opportunità di scoprire queste persone meravigliose che a volte sono cristiani di profonda fede ma potrebbero anche essere persone di buona volontà che non condividono la nostra fede.
Sono semplicemente guidate dalla loro retta coscienza e ascoltano il loro cuore, per questo, quando guardano gli altri, vedono prima di tutto un essere umano che ha bisogno di aiuto, e non una persona di questo o quel colore, di questa o quella religione o condizione sociale. In un certo modo, il modo in cui qualcuno tratta gli “stranieri” è una prova dell’autenticità sia delle sue qualità umane che della sua fede. Quando dico “stranieri”, intendo non solo coloro che hanno un’altra cittadinanza, ma tutti coloro che non appartengono al nostro ambiente sociale, culturale e religioso.Il vangelo di oggi parla proprio di questa capacità di aprirsi agli altri e di accoglierli. Gesù aveva creato una comunità di discepoli che si sentivano privilegiati per la loro vicinanza al Maestro. Si sentivano responsabili di proteggere la loro comunità appena fondata ma, in questi casi, c’è sempre il rischio di diventare settari. Oggi vediamo i discepoli sfidati e intrappolati nella loro stessa volontà di compiacere Gesù e di mostrargli la loro assoluta lealtà: “Maestro (dicono), abbiamo visto uno che scacciava i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non ci segue”. Apparentemente, i discepoli sono gelosi di Gesù, temono che il suo Nome possa essere abusato; ma forse, segretamente nel loro cuore, erano anche gelosi di se stessi, temendo di perdere l’esclusività del potere dato loro da Gesù di guarire i malati e scacciare i demoni.
Spesso, consapevolmente o inconsapevolmente, quando le persone rifiutano o addirittura praticano violenza contro altre persone in nome del loro zelo per Dio, non è Dio ad essere realmente in gioco, ma piuttosto la loro volontà di dominare gli altri. Gesù non sostiene i suoi discepoli nel loro atteggiamento esclusivo e li invita a essere più inclusivi: "Non impediteglielo... chi non è contro di noi è per noi". Nella prima lettura, troviamo la stessa tentazione quando Giosuè, il discepolo zelante di Mosè, voleva fermare i due anziani, Eldad e Medad, perché profetizzavano nell'accampamento, e non nella tenda del convegno con gli altri anziani, ma Mosè lo rimproverò: "Sei tu geloso per me? Fossero profeti tutti nel popolo del Signore! Fosse il Signore stesso a dare a tutti loro il suo spirito!".
Dal 2018, quando Papa Francesco parla dei migranti, usa sempre quattro verbi: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Questi quattro verbi esprimono i diversi aspetti di uno stesso atteggiamento che siamo invitati ad adottare: “inclusione”. Il Papa vuole che siamo persone che cercano costantemente modi per “includere” gli altri nella comunità, il più possibile, e non persone bloccate dalla paura che vedono gli altri come un pericolo per la nostra identità e per il nostro comfort. Quest’anno, nel contesto della guerra, comprendiamo che queste parole non si applicano solo ai migranti e ai rifugiati. Tutto il nostro Paese soffre di odio, paura, esclusione e sfiducia reciproca tra arabi ed ebrei, ma anche all’interno di ciascuna di queste comunità. Il bisogno di accogliere e di sentirsi accolti è più forte che mai, in ognuno di noi, anche il bisogno di proteggere e di sentirsi protetti, ma le persone sono incatenate dalla paura e dal rancore.Lo sforzo di promuovere e integrare gli altri sta diventando sempre più settario perché ognuno vede l'altro come una minaccia alla propria esistenza. In tali circostanze, i migranti si sentono necessariamente più fragili e accettati solo per il lavoro che producono, senza molta attenzione alla loro dignità di esseri umani che meritano amore, rispetto e comprensione. Fratelli e sorelle, quando le cose diventano difficili intorno a noi, dobbiamo sempre ricordare che le nostre vite sono nelle mani di Dio e "che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono chiamati secondo il suo disegno".Siamo qui oggi per pregare insieme, per condividere i nostri dolori e le nostre gioie e per rafforzarci a vicenda nella nostra comune testimonianza di Cristo in questa Terra Santa. La maggior parte di voi, quando avete scelto di venire in questo Paese, il vostro obiettivo era per guadagnarvi da vivere e cosi’ sostenere le vostre famiglie, il che è un obiettivo nobile e comprensibile. Ma al di là di questo progetto che è vostro, Dio ha voluto che veniste per testimoniare il Suo amore tra le diverse popolazioni che vivono qui, attraverso il vostro servizio impegnato e devoto. Non tutto è facile, ma preghiamo Dio di proteggervi, rafforzarvi e mantenervi fedeli al vostro battesimo in mezzo a tutte le difficoltà. Sappiate che vi amiamo e ringraziamo Dio per la vostra presenza. E per favore, tenete sempre nella vostra preghiera la Chiesa locale, di cui siete parte integrante e importante.
Dio vi benedica tutti.Giornata dei migranti 2024
Notre Dame – Gerusalemme