La Festa di S. Giacomo 2024 


Sabato, 4 maggio, (SJV) il Vicariato per i cattolici di lingua ebraica in Israele ha celebrato la sua festa principale: la solennità di San Giacomo apostolo. Nel Monastero di Deir Rafat si è svolta la tradizionale “Giornata delle Comunità”. Ecco l'omelia di fr. Piotr durante la Festa di San Giacomo. Maggiori informazioni e immagini dell'evento saranno pubblicate prossimamente. 

          Omelia nella Solennità di San Giacomo Apostolo, Deir Rafat, 04.05.2024  

di p. Piotr Zelazko  

 

Cari sorelle e fratelli,  

Alcune settimane fa abbiamo celebrato la Resurrezione del Signore. In tutte le comunità, la liturgia festiva e gli incontri hanno sottolineato la nostra fede nel fatto che Lui è vivo. Oggi siamo in un momento speciale. Non è solo la Pasqua delle nostre sorelle e fratelli ortodossi, ai quali auguriamo tutte le benedizioni, ma celebriamo anche la solennità di San Giacomo, Patrono del nostro Vicariato. San Giacomo il Minore, detto il Giusto o il “Fratello del Signore” era una persona straordinaria. Lasciamo da parte per un momento la discussione se il figlio di Alfeo e il figlio di Cleopa siano la stessa persona. È più importante comprendere il suo modo di affrontare il problema urgentissimo che la giovane comunità ecclesiale si trovava ad affrontare. Il numero dei credenti di origine non ebraica cresceva e si poneva la questione di cosa fare con questo fatto. 

L'intuizione di molti andava nella direzione di una soluzione radicale: i pagani devono prima diventare come gli ebrei per ricevere il Vangelo. Ciò era collegato alla necessità della circoncisione e all'osservanza di tutte le regole della Torah. Un bellissimo esempio di sinodalità della Chiesa primitiva fu il viaggio di Paolo e Barnaba a Gerusalemme per incontrare gli Apostoli e discutere la questione. Nel corso di un incontro descritto dalla prima lettura di oggi, il capo della Comunità di Gerusalemme ha espresso la sua posizione ed è riuscito a convincere gli altri responsabili che Gesù, il Messia d'Israele, è stato inviato da Dio al mondo intero, come scriverà poi San Paolo : «Non c'è né Giudeo né Greco (...) perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3,28). 

Le parole significative di San Giacomo: «Dio non ha fatto distinzione tra noi e loro» (At 15,9) furono importanti per la soluzione di un problema teologico, oltre che pratico, nella Chiesa antica. Ed eccoci qui, dopo quasi 2000 anni: la Chiesa intera è andata in Europa dove la sua teologia si e’ sviluppata nel linguaggio della filosofia greco-romana, raggiungendo infine i “confini del mondo”. L’opera divina dello Spirito Santo è stata efficace ed efficiente in questo modo. Ma la Chiesa-madre, il piccolo gregge di coloro che sono venuti dal popolo d'Israele, esiste ancora. La festa di oggi dovrebbe sottolineare questo fatto. Siamo il Vicariato di San Giacomo non solo perché parliamo ebraico e abbiamo scelto questo Apostolo come nostro Patrono. Siamo i discendenti dei primi discepoli e, anche se piccoli, dobbiamo costruire ponti tra il mondo ebraico e la Chiesa di Gesù Cristo. È nostra vocazione mostrare al popolo d'Israele che la nostra fede nel Messia non annulla l'eredità di cui facciamo parte. È nostro dovere ricordare alla Chiesa che Gesù, sua Madre, i suoi primi discepoli e tutta la prima comunità dei credenti erano parte del popolo di Israele. 

Le nostre piccole comunita’ di Gerusalemme, Tel Aviv-Yafo, Haifa, Beer Sheva, Tiberias and Latrun dovrebbero testimoniare le comuni radici del Giudaismo e Cristianita’.  

Questo deve far parte della nostra identità e della nostra spiritualità. “Dio non ha fatto distinzione tra noi e loro” – le parole di San Giacomo possono guidarci nelle nostre scelte quotidiane. Queste parole possono anche aiutarci in questi tempi difficili a rifiutare mentalità e divisioni tribali. Non possiamo essere d’accordo con coloro che rivendicano la superiorità del proprio gruppo di persone o nazione solo perché “non sono come noi”. Dobbiamo mostrare al mondo intero il senso del messaggio del Vangelo: “Voi siete tutti fratelli e sorelle”.  

Mentre percepiamo l'orrore della guerra, voglio chiedervi di pregare per la liberazione di 134 ostaggi. Per favore, sostenete con le vostre preghiere tutti i soldati, soprattutto quelli delle nostre comunità. Ma non possiamo dimenticare che la sofferenza umana non ha bandiera: le lacrime non hanno nazionalità. Invochiamo l’aiuto di Dio per tutti coloro che soffrono, per coloro che hanno fame e sono feriti, per coloro che sono stati allontanati dalle loro case e per coloro che hanno perso i loro famigliari.  

 

Nel vangelo di oggi il Signore ci insegna come costruire una casa su una roccia forte, non sulla sabbia. Chiamarlo “Signore” non è ancora vera fede. Fare la Volontà del Padre Celeste è la condizione della Salvezza. E la Sua volontà è che noi: “ci amiamo gli uni gli altri”. Rifiutiamo l'odio e i sentimenti negativi. Oggi, mentre celebriamo insieme, mandiamo al mondo intero il messaggio di Pace e di Amore: abbiamo tutti lo stesso Padre, quindi dobbiamo amarci come fratelli e sorelle. In questo modo costruiremo la nostra piccola, fragile, ma bella Chiesa Madre su fondamenta solide, su una roccia della Misericordia di Dio. Buona Festa! 



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