Il giorno di Pentecoste 2021, il Signore ha chiamato a sè il P. Michel Remaud che aveva servito per molti anni nel Vicariato San Giacomo


Eliane Ketterer, collaboratrice e amica di P. Michel Remaud, ci racconta la sua vita


La mattina di Pentecoste, domenica 23 maggio 2021, all'eta' di 80 anni, nell'ospedale

Roche sur Yon, in Vandea (Francia), a causa del Coronavirus, è morto padre Michel

Remaud, religioso appartenente alla Congregazione dei Figli di Maria Immacolata.

Michel Remaud, ultimo di cinque figli di una famiglia molto cristiana, era nato in

Francia il 28 settembre 1940, in un villaggio della regione della Vandea. Dopo aver

studiato teologia nel seminario francese a Roma, è stato ordinato sacerdote il 16

luglio 1966, festa della Madonna del Carmine. Dopo essere stato professore al

seminario maggiore di Bordeaux, divenne cappellano degli studenti di questa stessa

città dal 1973 al 1979. Di questi studenti mantenne poi molte amicizie e in questa

stessa città stabilì i suoi pprimi contatti con la comunità ebraica che da quel giorno

avrebbe poi frequentato con assiduità. Nel 1973 scrisse un commento alla

dichiarazione dei vescovi "L'atteggiamento dei cristiani verso l'ebraismo", e divenne

rappresentante dell'Aquitania nel Comitato episcopale francese per i rapporti con

l'ebraismo.

Nel 1979 arrivò a Gerusalemme per studiare e vi rimase fino al 1982. Dal 1982 al

1986 è stato delegato della diocesi di Parigi per i rapporti con l'ebraismo. Nel 1983

ha pubblicato il suo primo libro: "I cristiani davanti a Israele Servo di Dio", un libro

con prefazione di Fadieh Lovsky con il quale ha sviluppato un'amicizia profonda e

una stima reciproca. Entrambi erano nati il 28 settembre e, come un'occhiolino del

Signore, sono entrambi morti il 23 maggio.

Dal 1986, anche se continuava a viaggiare avanti e indietro per la Francia, Michel si

stabilì' a Gerusalemme insegnando prima all'Istituto Ratisbonne, un Centro cristiano

di studi ebraici. Quando il Centro ha chiuso nel 2001, p. Michel fondò nel 2003 con

alcuni suoi colleghi l'Istituto Decourtray, un Istituto Cristiano di Studi Ebraici e

Letturatura Ebraica che ha diretto fino alla sua chiusura nel 2016. Nel gennaio 1993,

dopo anni di duro lavoro, ha brillantemente difeso la sua tesi in teologia "Per amore

dei Padri" (“À cause des Pères”) all'Istituto Cattolico di Parigi. Nel corso degli anni ha

continuato a pubblicare opere e articoli riguardanti sia il legame ontologico che

permanente che unisce la Chiesa di Cristo al popolo della prima alleanza, e sul modo

in cui le fonti ebraiche sono rilevanti per la conoscenza del Nuovo Testamento.

Il 20 ottobre 2010, Michel ha ricevuto il Premio dell'Amicizia Giudeo-Cristiana. Nel

2016 è tornato nella sua nativa Vandea, nella Casa Madre della sua Congregazione,

ma non è rimasto inattivo. Ha continuato infatti a scrivere, a tenere sessioni in tutta la

Francia e persino a insegnare Lettura ebraica delle Scritture ebraiche presso la

Facoltà di teologia di Angers. La sua ultima opera, che sarà postuma, "Il racconto di

Emmaus alla luce della tradizione rabbinica (Luca 24)", dovrebbe essere pubblicata

da Lessius l'8 luglio 2021.

Ho conosciuto personalmente Michel da studente a Ratisbonne nel 1987. Una

fraternità, un'amicizia che dura ancora oggi perchè, da buon servitore di Dio che ha


fatto buon uso del suoi talenti, è statto certamente accolto da Dio e siamo perciò uniti

nella comunione dei santi.

Per concludere, cito alcune delle espressioni tratte dalle lettere inviate dopo

l'annuncio della sua morte: "una bella penna che sale al cielo e lascia tracce", "una

vita retta, ben vissuta, forte di pensiero e impegno", "una presenza gentile e

stimolante", "una presenza luminosa, un umorismo a volte malizioso e un immenso

amore per la tradizione che ha comunicato così bene, con un fervore e un

entusiasmo che riflettevano un'anima rimasta giovane, dall'eterna freschezza dello

Spirito Santo", "una grande figura nelle relazioni giudaico-cristiane, considerato il

migliore dei nostri teologici in questo campo", "Avevo grande stima e affetto per

Michel. La sua conoscenza dei testi rabbinici era notevole e ci mancherà molto. Ma

al di là della sua erudizione e della sua comprensione della tradizione ebraica, è

soprattutto l'uomo e l'amico che mi mancherà. La sua partenza crea un grande

vuoto". "Piuttosto riservato, di una intelligenza commovente e riflessione rigorosa, la

sua rettitudine, il suo senso di amicizia con i nostri fratelli ebrei e cristiani ..., un

fratello che, sono certo, pregherà nella grazia dell'incontro con Dio".

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