È necessaria la donazione di sangue


Nel momento difficile in cui ci sono tanti feriti gli ospedali hanno bisogno di sangue. Fr. Benny racconta la storia del suo atto di amore cristiano. Invitiamo tutti coloro che possono a fare lo stesso.


Ieri mattina sono uscito dalla Casa di Simeone e Anna con p. Tiago, p. Michael ed Eliam per donare il sangue. Il centro di raccolta era aperto dalle 10:00 alle 19:00. Alle 10:30 siamo usciti di casa e siamo andati all'Arena, nella zona di Malha a circa 15 minuti di distanza. Ci siamo subito resi conto che non eravamo i primi e sicuramente nemmeno gli unici. Una lunghissima fila attendeva silenziosa già sulla scalinata che conduce al cortile del Palazzetto dello Sport.

Anche noi ci siamo aggiunti pazientemente, credendo che in poche ore ce l’avremmo fatta e saremmo tornati a casa. Nessuno immaginava che saremmo rimasti lì per nove ore e mezza!

Ma devo dire che non rimpiango neanche un minuto di essere stato lì, è stata davvero un'esperienza unica, come non ne avevo vissute nei quasi 13 anni che vivo in Israele. È risaputo che gli israeliani e le file non sono molto amici, ma ieri non solo tutti sono rimasti pazienti e non hanno cercato di spingere, ma anche quando c'è stato l'allarme e siamo dovuti correre a ripararci all’interno, ognuno è ritornato al proprio posto con eccezionale rispetto e gentilezza.

Durante l'attesa è stata offerta acqua senza interruzione dai volontari del Magen David Adom (la Croce Rossa israeliana), e nelle prime ore del pomeriggio la gente ha iniziato spontaneamente a offrire cibo: panini, mele, ghiaccioli che tingono lingua e labbra... iniziative private di persone che hanno deciso di venire a rendere più facile per gli altri il lento cammino verso la donazione. Ad un certo punto è arrivato un musicista con chitarra e impianto di amplificazione e ha iniziato dolcemente a suonare per noi canti di incoraggiamento. Nel frattempo abbiamo avuto nell’ordine: pioggia, vento e un allarme missilistico.

Dopo molte ore siamo riusciti ad entrare nell'arena e compilare moduli, prendere un numero e sederci. Ma solo allora ci siamo resi conto che c'erano altri 400 posti davanti a noi, quindi abbiamo deciso di uscire e comprare da mangiare. E anche lì è suonato l'allarme e siamo scappati nella cucina di una panetteria. Il proprietario con incredibile velocità e forza ha spinto tutti quelli che erano fuori ad entrare. Il poeta italiano Giuseppe Ungaretti descrisse magnificamente questo sentimento quando scrisse la poesia "Soldati".

Si sta come d’autunno

Sugli alberi

Le foglie.

Ed eccoci lì: soldati, poliziotti, preti, donne, ultraortodossi, laici, una donna con un cane... e 3 cristiani, uniti in un momento decisivo che separa la vita dalla morte.

Siamo tornati nell'arena e lì già cominciavamo a sentirci una famiglia con i nostri compagni. Si è formato un gruppo tra coloro che avevano numeri vicini, e mentre ci godevamo biscotti e bibite, che non smettevano di girare, avanzavamo lentamente verso la nostra destinazione.

Alla fine è toccato a noi e siamo entrati: tre preti cattolici, un Hasid Gur e un ragazzo laico che hanno fatto tutto il percorso insieme.

Ecco come dovrebbe essere sempre realtà, questo è il potenziale d’Israele.

Non dimenticheremo questo giorno, ma speriamo di dimenticare l'orrore di questo periodo.

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