Quattro parole per il periodo di Pasqua


Padre David propone una riflessione su quattro parole centrali legate alla celebrazione dei misteri centrali della vita di Cristo, che la Chiesa celebra durante il Triduo e la Domenica di Pasqua.

triduum

Giovedì santo: amore

L’esperienza centrale di questo giorno è di partecipare all’Eucarestia e fare esperienza dell’amore di Gesù, che ci dona il suo corpo ed il suo sangue. Durante l’ultima cena che Gesù condivide con i suoi discepoli, egli donò loro pane e vino da mangiare per nutrirli con la sua vera vita, il suo corpo ed il suo sangue. L’azione del nutrire è uno degli atti più intimi d’amore, come si può vedere quando una madre allatta il proprio figlio. Israele ha fatto quest’esperienza nel deserto con il dono della manna, Dio viene per nutrire i Suoi in un luogo dove manca tutto. Gesù viene nell’Ultima Cena per alimentare i discepolo con la sua stessa vita, una vita donata per loro. Questo dono d’amore è per loro nonostante essi siano deboli, confusi ed impauriti. Uno di loro lo tradirà, uno di loro lo rinnegherà e lo abbandonerà, e nonostante la sua conoscenza della loro umana fragilità, egli dona la sua vita per loro nella sera in cui la vita gli sarà presa così violentemente da altri.

Questo dono d’amore, il dono della sua vita, è complementare al suo abbassarsi per lavare i loro piedi. Essi sono puliti quando si siedono a mangiare, ma i loro piedi devono essere costantemente lavati da lui, poiché essi continuano a camminare in questo mondo di tenebre e fragilità. Nel suo abbassarsi, Gesù tocca nel profondo la realtà dei suoi discepoli così umani e cerca di sollevarli con sé al Regno del Padre.

Nel Getsemani, in quella stessa notte, Gesù esprimerà perfettamente la sua volontà di compiere la volontà del Padre, di ricondurre a casa tutti i figli di Dio.

Venerdì santo: espiazione

L’esperienza centrale di questa giornata è la contemplazione del Crocifisso. Il popolo d’Israele ricevette l’ordine di celebrare una volta all’anno un giorno di espiazione, quando il sommo sacerdote compiva sacrifici per espiare il propri peccati, i peccati dei sacerdoti e quelli del popolo e quindi per rinnovare l’alleanza con Dio.

La vita di Gesù gli è presa con violenza crudele, ma lui l’aveva già donata di sua volontà, una vita donata per tutti. Egli è condannato a morte a causa dei peccatori, ma si sacrifica liberamente per riconciliarci con Dio. La sua obbedienza fino alla morte, una morte brutale in croce come una comune criminale, ci riporta indietro tra le braccia del Padre, da cui a causa del peccato eravamo stati separati.

Volgendo lo sguardo al Crocifisso, sono chiamato a realizzare che egli pende dalla croce non per sua colpa. Devo riconoscere la dura realtà che è per i miei peccati che si trova lì. Sono io che dovrei pendere al suo posto. Quando volgo lo sguardo a lui, io non faccio lutto solo per lui, ma per me stesso e per l’intera umanità, immersa nell’oscurità, nel peccato, nella paura e nella morte. Abbiamo scelto la morte al posto della vita.

Lo abbiamo condannato a morte. È una presa di coscienza fondamentale su chi sono io, che è Gesù, chi è Dio, che mi ha amato così tanto da mandare il Suo Figlio unigenito, per riportarmi tra le braccia del Padre. L’azione di salvezza di Gesù mi risveglia dal mio torpore. Io, insieme con tutti i peccatori che credono in lui sono rinato nel sangue e nell’acqua sparsi dal suo costato squarciato. Questo è l’espiazione e l’unificazione con Dio che Gesù realizza con la sua morte in croce.

Sabato santo: silenzio

L’esperienza centrale di questo giorno è il silenzio, il silenzio che viene dalla fine di ogni attività, il silenzio che anticipa un nuovo inizio. Avvicinandosi il sabato, deposero Gesù in una tomba. Silenzio discende con il sabato e questo è un sabato sotto le ali della morte. È questa la fine della storia? La morte ha avuto il sopravvento sulla speranza che Dio trionferà? Sabato santo è dedicato alla preghiera ed al silenzio, a riflettere sulla storia fino ad ora. Questo è il giorno in cui la Chiesa sperimenta il vero “Shabbat”, il silenzio e la calma che sono fondamenti della vita spirituale.

In questo giorno dobbiamo rifletter sull’immagine a cui noi siamo creati – ad immagine di Dio stesso. Questa immagine ci destina ad essere figli di Dio Padre. Dobbiamo riflettere su come Lui ci ha portati dalla schiavitù alla libertà, dalle tenebre alla luce, dal nulla alla vita. In questo giorno possiamo riflettere su come “l’immagine di Dio” è ciò che ci unisce con tutti i Suoi figli, chiamati ad essere un solo popolo nel Regno di pace, nel Suo Regno. Questo Dio della Creazione, questo Dio di Salvezza…sicuramente sarà vittorioso sulla morte e farà risorgere il Suo Figlio dalla tomba…sicuramente sarà un sabato di luce…

holy_spirit_creator

Domenica di Pasqua: gioia

L’esperienza centrale è la scoperta della tomba vuota e l’esperienza e il senso di stupore si trasforma lentamente in gioia. C’è un “dopo”…! Nonostante la logica umana che conduce alla fine della via, una fine nelle tenebre, nel peccato, nella paura e nella morte, la fedeltà di Dio ci assicura che c’è un “dopo”. Dio non accetta la fine che la debolezza umana impone alla storia delle nostre vite. Dio riapre la storia per compiere la promessa che ci aveva fatta.

La morte è stata vanificata attraverso l’obbedienza di Gesù fino alla morte. Il peccato è stato sconfitto e non c’è più paura. Gesù è risorto, segno certo della fedeltà di Dio e vittoria finale!

La gioia che caratterizza la domenica di Pasqua è la gioia di un nuovo inizio. Questo è il giorno ottavo, il primo giorno di una nuova creazione, in cui ogni schiavitù, peccato, paura e morte non hanno più posto. Con la risurrezione di Cristo dai morti, i suoi discepoli sono alle porte della nuova realtà del Regno.

Le prossime sette settimane di Pasqua sarà un tempo per prepararci a ricevere lo Spirito che Gesù infonderà sulla sua Chiesa a Pentecoste.

Support Us Contact Us Vatican News in Hebrew Mass in Hebrew Child Safeguarding Policy


© 2020 Saint James Vicariate for Hebrew Speaking Catholics in Israel