Lettera Pastorale per l’Anno della Fede


Lettera Pastorale per l’Anno della Fede dall' Assemblea degli Ordinari cattolici della Terre Santa.

Lettera Pastorale per l’Anno della Fede

La fede è fondamento delle cose che si sperano
e prova di quelle che non si vedono.
(Eb 11,1)

Ai nostri cari fratelli e sorelle nel Signore,
Sacerdoti, diaconi, religiosi, religiose e a tutti i fedeli

La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con tutti voi.

1. La Chiesa proclama l’ “Anno della fede”

L'11 ottobre 2012 la Chiesa universale apre l’"Anno della fede", indetto dal Santo Padre Benedetto XVI. In questo stesso giorno, la Chiesa commemora 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II da parte del Beato Papa Giovanni XXIII e 20 anni dalla promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolica da parte del Beato Papa Giovanni Paolo II. Questi anniversari, di buon auspicio, già tracciano un itinerario per il prossimo anno. Inoltre, in ottobre 2012, si terrà la prossima Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi, incentrata sul tema: "La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana".

Il 14 settembre 2012, Sua Santità il Papa Benedetto XVI ha firmato l’Esortazione Apostolica "Ecclesia in Medio Oriente" nella Basilica greco cattolica melchita di San Paolo, ad Harissa, il primo giorno della sua visita in Libano. L'ha poi consegnata ai Patriarchi Cattolici d’Oriente durante la messa pontificale che ha celebrato a Beirut la domenica seguente, 16 settembre. Nell’introduzione all’Esortazione scrive: "L’esempio della prima comunità di Gerusalemme può servire da modello per rinnovare l’attuale comunità cristiana, al fine di farne uno spazio di comunione per la testimonianza" (Ecclesia in Medio Oriente, n. 4).

Il Santo Padre, spiegando la sua intenzione per questo "Anno della fede", ha scritto: "Intenta a cogliere i segni dei tempi nell’oggi della storia, la fede impegna ognuno di noi a diventare segno vivo della presenza del Risorto nel mondo. Ciò di cui il mondo oggi ha particolarmente bisogno è la testimonianza credibile di quanti, illuminati nella mente e nel cuore dalla Parola del Signore, sono capaci di aprire il cuore e la mente di tanti al desiderio di Dio e della vita vera, quella che non ha fine" (Porta fidei, n.15). Papa Benedetto XVI elogia il Concilio e il Catechismo, due tesori contemporanei che ci aiutano a vivere come discepoli di Cristo in questa nuova era, con le sue molte sfide.

2. “Un segno vivo del Signore Risorto” nella terra della fede e della resurrezione

Insieme alla Chiesa universale, anche noi rendiamo grazie per i due tesori costituiti dai documenti del Concilio Vaticano II e dal Catechismo della Chiesa Cattolica. Aggiungiamo a questi due documenti gli Atti del Sinodo per il Medio Oriente, l’Esortazione Apostolica, già menzionata, le Lettere Pastorali dei Patriarchi Cattolici d’Oriente ed i sedici documenti del Piano Pastorale Generale pubblicato dopo il Sinodo della Chiesa Cattolica in Terra Santa (stampato nel 2000). Si tratta di risorse importanti per il rinnovamento sempre necessario nella nostra vita di cristiani. Qui troviamo un primo impegno per quest’anno: studiare questi documenti e definire un piano d’azione che li trasformi per noi in un modo di vivere.

Possiamo inoltre attingere ai discorsi pronunciati durante le tre visite fatte a questa Terra Santa dai successori di Pietro: Papa Paolo VI nel 1964, il Beato Papa Giovanni Paolo II nel 2000 e Papa Benedetto XVI nel 2009.

Che cosa significa essere "un segno vivo della presenza del Signore risorto" nella nostra terra, la terra chiamata santa, che è legata intimamente alla storia di questa fede? "La nostra è una terra benedetta poiché è la culla della rivelazione divina e della storia della salvezza e soprattutto perché è la terra dell’incarnazione di Dio" (Chiesa di Gerusalemme, Piano Pastorale Generale, 6). Fu a questa terra che Abramo fu chiamato dalla sua terra, per intraprendere un cammino di fede che ci guida ancora oggi quando meditiamo sul suo racconto nella Sacra Scrittura. Da quel momento in poi, la nostra terra è stata la geografia di questa storia di fede, da Abramo a Mosè, a Davide; dai sacerdoti, re, saggi e profeti dell’ Antico Testamento a Colui che compie le loro preghiere e sacrifici, i loro proverbi e oracoli, Gesù di Nazaret, il Signore risorto, "autore e perfezionatore della fede" (Eb 12,1). La grande nube di testimoni della fede (cfr. Eb 12) che popolano le Sacre Scritture nacque da questa stessa terra.

Qui nacque anche la Chiesa a Pentecoste e da qui si diffuse fino alle estremità della terra, portando con sé la fede nel Signore risorto. La Chiesa Madre di Gerusalemme, custode della fede degli Apostoli, è la nostra Chiesa e continua a donare ancora modelli di fede fino ad oggi: la Beata Maryam Bawardi, la Beata Marie-Alphonsine, il Venerabile Samaan Sruji. L’Anno della Fede è il momento per rinnovare il nostro senso di essere fedeli di questa venerabile Chiesa e per conoscere meglio la sua storia e la sua diversità. È il momento per accogliere seriamente la sfida di essere una comunità di santi così che la Chiesa Madre di Gerusalemme possa continuare ad essere un faro di luce.

La nostra terra, forse più di ogni altra, è chiamata ad irradiare la fede. Milioni di persone vengono qui a rinnovare la loro fede visitando i Luoghi Santi. Eppure noi, le "pietre vive" di questa Terra Santa, chiamati ad essere custodi dei Luoghi Santi e ad animarli con le nostre preghiere e suppliche, con la diversità dei nostri riti e con la fedeltà della nostra continua bimillenaria testimonianza, siamo chiamati ad essere in un modo esemplare "popolo di fede". L’Anno della Fede è un’opportunità benedetta per riflettere su come noi, sia come singoli credenti che come Chiesa, possiamo essere "segno vivo della presenza del Signore risorto" in questa terra e nel mondo.

3. Rinnovamento della Chiesa in Terra Santa

Abbiamo bisogno di una profonda conversione quotidiana, un costante rinnovamento nello Spirito, al fine di compiere la nostra missione di discepoli e apostoli di Cristo in questa terra, dando testimonianza della vittoria di Cristo sulla morte, segni viventi del Signore risorto. San Paolo ci ricorda che nel Battesimo siamo rinati a vita nuova: "O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova" (Rm 6,3-4). L’Instrumentum Laboris per il Sinodo dei Vescovi sulla nuova evangelizzazione afferma: "La fede cristiana è un incontro reale, una relazione con Gesù Cristo. Trasmettere la fede significa creare in ogni luogo e in ogni tempo le condizioni perché questo incontro tra gli uomini e Gesù Cristo avvenga. L’obiettivo di ogni evangelizzazione è la realizzazione di questo incontro, allo stesso tempo intimo e personale, pubblico e comunitario" (n. 18).

Come segni viventi della presenza del Signore risorto, cerchiamo di rinnovare noi stessi in questo Anno della fede e rendiamo grazie per i doni che ci circondano. In questa terra ospitiamo il costante flusso di pellegrini che vengono a rinnovare la loro fede. Essi sono per noi un richiamo costante alla geografia privilegiata in cui viviamo. Siamo fedeli di una Chiesa arricchita da decine di ordini e congregazioni religiose che cercano di stabilire la loro casa nella terra di Gesù di Nazaret. Il loro servizio devoto, attraverso le loro scuole, università, ospedali, cliniche, orfanotrofi, case per anziani e per disabili e centri di spiritualità, è un ricordo costante che "come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta" (Gc 2,26). In modo particolare siamo arricchiti dai monasteri contemplativi che sono centri vitali di preghiera sparsi in tutta la nostra terra. Anche le nuove comunità, vibranti di vita nuova, affollano la nostra terra, offrendo la loro esperienza del Signore risorto e le loro risorse per il rinnovamento.

La nostra Chiesa, inoltre, continua a essere messa in discussione dall’arrivo di molti cristiani che vengono nella nostra terra per trovare una casa, per cercare lavoro o per trovare rifugio dalla persecuzione, dall’oppressione e dalla violenza. I cristiani locali sono chiamati ad aprirsi e ad aprire le loro chiese a questi nuovi arrivati, al fine di creare "le condizioni che portano a questo incontro tra la persona e Gesù Cristo". Inoltre, dalle loro tradizioni e culture questi migranti portano ricchezze che possono aiutare nel rinnovamento della fede.

4. La nuova evangelizzazione in mezzo a enormi sfide

"Occorre che le comunità cristiane, segnate dagli influssi che i forti cambiamenti sociali e culturali in atto stanno operando su di esse, trovino le energie e le strade per tornare ad ancorarsi in modo solido alla presenza del Risorto che le anima dal di dentro. Bisogna che si lascino guidare dal suo Spirito, che tornino a gustare in modo rinnovato il dono della comunione col Padre che in Gesù vivono, e tornino ad offrire agli uomini questa loro esperienza come il dono più prezioso che possiedono" (Instrumentum laboris, n. 46). La nostra terra è il contesto in cui siamo chiamati ad essere segno della presenza del Signore risorto. Le sfide sono molteplici e ardue.

La nostra terra continua ad essere lacerata dalla violenza, dall’ingiustizia, dall’occupazione e dall’insicurezza. Molti sono rinchiusi dietro muri e check points, altri languono nelle carceri, soffrono discriminazione, piangono i loro cari, anelano ai propri familiari ai quali non possono essere riuniti, vivono nella paura e nell’ansia. I cristiani sono un piccolo gregge nelle nostre società che sono dominate da altre tradizioni religiose, l’islam e il giudaismo, e sono sempre più emarginati. Intorno a noi si sta come sgretolando un mondo conosciuto e dittatori potenti vengono destituiti, il futuro appare incerto quando correnti sotterranee, in passato trattenute, si scatenano. Molti dei nostri fratelli e sorelle nella fede hanno scelto di emigrare lasciando le nostre comunità ancora più povere e fragili. Il mondo intorno a noi a volte appare molto minaccioso. Per quanto riguarda la fede, cerchiamo di coltivarla, la nostra sfida più grande è la disperazione.

È in questo contesto specifico, con tutte le sue non comuni sfide, che dobbiamo concepire in modo creativo e profetico una "nuova" evangelizzazione. "L’aggettivo ‘nuova’ fa riferimento al mutato contesto culturale e rimanda al bisogno che la Chiesa recuperi energie, volontà, freschezza e ingegno nel suo modo di vivere la fede e di trasmetterla" (Instrumentum laboris, n. 49). Il discorso e la testimonianza della Chiesa devono essere formulati nello specifico contesto di vita dei fedeli in modo che possano essere espressioni di una fede autentica. Le nostre chiese non devono diventare ghetti chiusi dove ci separiamo dal mondo minaccioso che ci circonda, ma piuttosto centri pulsanti di vita, di attività e di celebrazione. Il Piano Pastorale Generale, che descrive la mentalità di fede, ha sottolineato: "Lo scopo (della formazione religiosa) è quello di penetrare l’intimo dell’uomo e di incidere sulla sua mentalità, trasformandola in una ‘mentalità evangelica’. Più questo si verifica, più armonico sarà il collegamento tra fede e vita, e allora i comportamenti e le azioni del cristiano saranno più conformi al messaggio evangelico. Solo così la fede può contribuire a trasformare la società e ad edificare la Chiesa”. (La catechesi degli adulti, 33).

Nell’essere "un segno vivo della presenza del Signore risorto", cogliamo la sfida di parlare un linguaggio di fede che promuova anche la giustizia, la pace, il perdono, la riconciliazione e, soprattutto, la speranza, lì dove il mondo e il suo linguaggio riflettono solo la disperazione. Questo linguaggio deve essere confermato da coraggiosi atti di fede che favoriscano la guarigione e la costruzione di ponti ad ogni livello della nostra vita. È precisamente questa la lingua che parliamo e gli atti che compiamo quando celebriamo l’Eucaristia – l’offerta di sé di Cristo per la nostra salvezza e per la salvezza del mondo. Infatti, l’Anno della fede "sarà un’occasione propizia anche per intensificare la celebrazione della fede nella liturgia, e in particolare nell’Eucaristia, che è «il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e insieme la fonte da cui promana tutta la sua energia»” (Porta fidei, n. 9). Quest’anno, inoltre, rinnoverà i fedeli che, “inviati” dalla celebrazione eucaristica, cercheranno di

- edificare comunità cristiane che irradino amore nel contesto delle nostre famiglie e parrocchie;

- promuovere la collaborazione e la comune testimonianza all’interno della Chiesa Cattolica, che è arricchita e non divisa da una varietà di strutture e di riti;

- rafforzare le relazioni ecumeniche e la condivisione fraterna con tutti gli altri cristiani, mentre ci sforziamo di offrire una comune testimonianza all’unico Signore risorto;

- osare costruire e rafforzare relazioni con tutti i credenti in questa terra, musulmani, ebrei e drusi, tutti creati a immagine di Dio, Padre amorevole di tutti;

- cercare tutti i nostri fratelli e sorelle in umanità affinché possiamo lavorare insieme per una società che offra a ciascuno il suo posto, nella dignità, nella sicurezza, nella giustizia e nella pace.

- Dobbiamo tuttavia essere consapevoli che la mancanza di gioia e di speranza sono di fatto i principali ostacoli alla nostra vocazione in questa nostra Terra. Come l’Instrumentum laboris sottolinea: "Spesso questa mancanza di gioia e di speranza è così forte da intaccare lo stesso tessuto delle nostre comunità cristiane. La nuova evangelizzazione si propone in questi contesti anche come farmaco per dare gioia e vita contro ogni paura. In simili contesti diventa imperativo rinvigorire la nostra fede" (n. 168). La nostra fede deve essere davvero una fede profetica - "fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono” (Eb 11,1) - basata su una profonda esperienza di un rapporto personale e intimo con il Signore risorto e con il Padre Suo, eternamente fedele alle sue promesse.

5. Alcuni suggerimenti pratici per vivere quest’Anno della fede

Incoraggiamo i parroci, i catechisti, gli insegnanti, i religiosi e le religiose, i genitori e tutti i fedeli a considerare quest’anno come un’occasione concreta per approfondire, rinnovare e aggiornare la fede. Rendiamo le nostre chiese, le nostre scuole, le nostre istituzioni sanitarie e sociali, le nostre case religiose, i nostri monasteri e soprattutto le nostre case, luoghi di incontro con Gesù Cristo. Egli ci chiama a conversione e a seguirlo. Ecco che cosa possiamo fare concretamente per celebrare questo "Anno della fede":

- Celebrazioni - Celebriamo in vari modi la nostra fede. Si può porre l’accento sulle celebrazioni nelle singole parrocchie e nelle nostre diocesi. Particolarmente significative in questo Anno della fede possono essere delle celebrazioni interrituali che introducano i fedeli, e in particolare i giovani, alla ricca diversità di riti nelle nostre Chiese cattoliche. Queste celebrazioni comuni rivestono un’importanza particolare in questo anno, al fine di fortificare la nostra unità. Gli Ordinari Cattolici di Terra Santa annunceranno una serie di iniziative per celebrare quest’anno.

- Sacramenti - Celebriamo i sacramenti con una profonda consapevolezza che sono espressione viva della nostra fede. Quando celebriamo i sacramenti del Battesimo e / o della Confermazione, siano essi un’occasione per rinnovare la nostra fede, oltre ad essere una possibilità per riunire i nostri amici e parenti attorno alla nuova grazia che Dio dà a una delle nostre famiglie. Organizziamo celebrazioni penitenziali in ogni parrocchia, al fine di porre i fedeli di fronte a Dio e di iniziare un nuovo cammino di grazia, di forza e di amore, nelle nostre famiglie e nelle nostre società. Celebriamo l’Eucaristia, la Messa della domenica e in tutti i giorni di festa con dignità ancora maggiore. Siano occasioni per comprendere meglio il dono di Dio, il senso della Sua vicinanza a noi in questo Santissimo Sacramento e la Sua permanente presenza in mezzo a noi come fonte di forza e di amore in noi, affinché la nostra presenza diventi più attiva nelle nostre società.

Celebriamo l’ordinazione di sacerdoti, di diaconi, e le professioni religiose in quest’anno, di modo che possano essere una fonte di gioia particolare per la famiglia che ha offerto il proprio figlio al servizio di Dio e di tutti gli uomini. Cerchiamo di prestare particolare attenzione al sacramento del Matrimonio, al fine di farne un’occasione di gioiosa accoglienza della grazia di Dio e della Sua benedizione sulla nuova famiglia, oltre ai momenti di festa che la circondano. E, infine, sia l’Unzione degli infermi un’occasione per pregare con loro, per accompagnarli, per indirizzare le loro sofferenze a far parte delle sofferenze di Gesù Cristo per la redenzione delle nostre società, minacciate da tanti pericoli materiali e spirituali. In tutte queste celebrazioni, preghiamo, proclamiamo e rafforziamo la nostra fede nel Signore risorto e nella sua vittoria sulla morte e sul peccato.

- Pellegrinaggio - In questa terra, noi fedeli viviamo la nostra vita quotidiana attorno ai Luoghi Santi. Qui, nella nostra terra, proprio a casa nostra, si svolse la storia della salvezza e la grazia di Dio venne sull’umanità. Qui, in mezzo a noi, a casa nostra, ci sono i luoghi che ci ricordano la storia della salvezza: qui, la Parola di Dio si incarnò e divenne uomo. Qui Gesù nacque e visse, insegnò, compì i suoi miracoli, morì e risorse, trionfante sulla morte, poi ascese al cielo, e inviò lo Spirito Santo a Pentecoste. Qui il Signore dimorò nella nostra terra e questi luoghi sono ancora i luoghi della nostra vita quotidiana. In questo anno dovrebbero essere organizzati pellegrinaggi di preghiera ai vari Luoghi Santi per gli studenti, i genitori, i lavoratori e tutti i nostri parrocchiani.

Studio - Abbiamo accennato all’inizio di questa Lettera Pastorale ai tanti documenti che possono aiutarci ad approfondire la nostra fede e ad indirizzare la nostra vita nella Chiesa e nella società. Dobbiamo conoscerli, meditarli, trovare in essi principi di azione, per saper comportarci nelle nostre società e per comprendere quale posizione assumere nei diversi ambiti e nelle diverse situzioni. Priorità viene data allo studio della Bibbia, da qui la necessità di organizzare gruppi di studio della Sacra Scrittura, al fine di approfondire la nostra comprensione della Parola di Dio, in modo che possa diventare la nostra guida in ogni situazione della vita. Dobbiamo organizzare anche gruppi che studino i documenti del Vaticano II, il Catechismo della Chiesa Cattolica, nonché il Piano Pastorale e le Lettere Pastorali dei Patriarchi cattolici d’Oriente. In particolare, prendiamoci tempo per studiare l’Esortazione del Santo Padre indirizzata alla Chiesa Cattolica in Medio Oriente. È responsabilità dei parroci, con l’aiuto delle comunità religiose, guidare questi gruppi di studio. Gli istituti universitari della diocesi sono invitati a dare un contributo a questo studio congiunto invitando i laici a partecipare ad incontri dedicati a temi rilevanti per quest’anno.

- Formazione - impegniamoci a formare tutti coloro che prendono parte alla vita della Chiesa. Organizziamo incontri per quanti partecipano attivamente alla liturgia, in modo da poter approfondire la nostra comprensione della liturgia come espressione primaria della fede.

- Collaborazione tra sacerdoti - La nostra fede ha bisogno di essere testimoniata. La prima testimonianza viene data dall’unità del clero e dalla collaborazione comune a diversi progetti e iniziative. I sacerdoti sono chiamati a pregare insieme nella diversità dei nostri riti, e a vivere la carità gli uni verso gli altri. Il modo migliore per esprimere tutto questo sono gli incontri comunitari. Un altro ambito di collaborazione tra i sacerdoti può essere costituto dalle omelie. I sacerdoti sono invitati a creare un corpus di omelie che sottolineino temi tratti dal Catechismo, che possano essere utilizzate in questo Anno della Fede per rafforzare la fede dei credenti.

- I giovani - Portiamo l’Anno della Fede nelle scuole cattoliche organizzando attività per i giovani (festival di musica religiosa, quiz, giochi, ecc.) che ne promuovano la consapevolezza negli alunni e negli insegnanti, in modo tale che possano conoscere la loro fede e viverla in ogni circostanza. In questa occasione, raccomandiamo nuovamente alle scuole di prestare particolare attenzione, quest’anno, al catechismo e all’educazione religiosa. Chiediamo a tutti i direttori delle nostre scuole di porre maggiore attenzione al catechismo. L' "Anno della Fede" deve essere per le scuole "l’Anno del catechismo". La Chiesa ha affidato ad esse la responsabilità di un’educazione religiosa. Hanno pertanto il dovere di educare le nuove generazioni a conoscere la propria fede, perché possano, alla sua luce e con la sua forza, affrontare le sfide quotidiane della vita in questa Terra Santa.

- Copertura mediatica – L’anno della fede è anche l’anno dei media cattolici, visto che i media sono uno degli strumenti più importanti per l’educazione dei fedeli e per comunicare la giusta immagine della fede. Uno degli obiettivi di quest’anno dovrebbe essere una migliore formazione cristiana per coloro che sono coinvolti nei mezzi di comunicazione, e questo per preparare altri a lavorare in questo campo, al fine di stabilire un legame tra la fede e la società e tutti i suoi sviluppi. I media cattolici si concentrino sul tema della fede invitando i singoli a dare una testimonianza personale sulla propria storia (o esperienza) di fede – si può attingere dall’esperienza di laici, religiosi, contemplativi, sacerdoti e vescovi.

- Iniziative ecumeniche – L’anno della fede in Terra Santa, in cui ci troviamo ad avere la diversità e la divisione tra le Chiese, e la presenza di religioni diverse, deve essere anche un anno di azione ecumenica tra cristiani e di dialogo con le diverse religioni, al fine di rafforzare la carità, la comprensione reciproca e la collaborazione tra tutti i credenti. La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani nel mese di gennaio dovrebbe assumere un significato speciale in questo Anno della Fede. Cerchiamo i nostri fratelli e sorelle delle altre Chiese e comunità ecclesiali, al fine di sottolineare la nostra comune fede in Gesù Cristo. I parroci, i religiosi, le religiose, e tutti i fedeli dovrebbero prepararsi a consacrare una settimana di preghiera in tutte le parrocchie, ricordando ogni giorno la preghiera di Gesù (cf. Gv 17, 17-24) per l’unità dei cristiani. Similmente, la Settimana per l’unità dei cristiani potrebbe essere ulteriormente sviluppata in una settimana di "dialogo e comprensione reciproca" tra i credenti delle diverse religioni come contributo alla crescita dell’amore tra le persone nelle nostre società, lacerate da così tante liti politiche e sociali.

- Occasioni di riflessione condivise - Con particolare gioia, e a tempo opportuno, gli Ordinari Cattolici di Terra Santa annuncieranno iniziative specifiche comuni per quanto riguarda "l’Anno della Fede". Essi si augurano che questo possa essere veramente un momento condiviso con i seminaristi, con gli studenti di Teologia e di Sacra Scrittura, con i professori, con i sacerdoti, i religiosi e le religiose, con i consacrati e con tutti i fedeli, per riflettere insieme su questo anno.

Queste sono solo alcune idee concrete che possono ispirare il nostro clero e i nostri fedeli a trarre il meglio da questa opportunità piena di benedizione. Li incoraggiamo a prendere iniziative in collaborazione con i sacerdoti e con i vescovi, al fine di promuovere quest’anno come un’opportunità per approfondire la nostra fede.

6. Conclusione: un "Anno della Fede" per le generazioni future

Nell’Esortazione post-sinodale Ecclesia in Medio Oriente, Papa Benedetto XVI si rivolge a noi, dicendo: “L’Anno della Fede che si situa nel contesto della nuova evangelizzazione sarà, se vissuto con intensa convinzione, un forte stimolo per promuovere una evangelizzazione delle Chiese della regione, e per consolidare la testimonianza cristiana. Far conoscere il Figlio di Dio morto e risorto, solo e unico Salvatore di tutti, è un dovere costitutivo della Chiesa e una responsabilità imperativa per ogni battezzato. Dio «vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità» (1 Tm 2, 4). Di fronte a questo compito urgente ed esigente, e in un contesto multiculturale e pluri-religioso, la Chiesa gode dell’assistenza dello Spirito Santo, dono del Signore risorto che continua a sostenere i suoi, e del tesoro delle grandi tradizioni spirituali che aiutano a cercare Dio" (Ecclesia in Medio Oriente n. 88).

Questa Esortazione Apostolica si rivolge a noi e alle nostre Chiese, affinché possiamo crescere nell’unità e nella carità nella nostra stessa casa, nella nostra stessa diocesi, e tra tutte le Chiese che dovrebbero essere nella loro essenza una sola Chiesa. L’Esortazione menziona anche gli eventi incorsi nelle nostre società arabe, visto che siamo parte di queste società. L’Esortazione ci orienta a definire il nostro ruolo e a comprendere il nostro posto in questi eventi. In primo luogo, il cristiano deve conoscere se stesso, al fine di sapere che cosa deve fare. Nel mondo arabo di oggi, con tutta la sua inquietudine, e con tutte le sue rivoluzioni politiche e sociali, e nella società israeliana, con tutti le sue componenti, pacifiche o oppressive, c’è perplessità, ansia e paura di fronte al futuro nel cuore di molti fedeli. Noi diciamo: un cristiano, un vero credente, non teme. Un cristiano non può rimanere perplesso. Il cristiano sa a Chi ha creduto. Egli sa che Dio è Padre compassionevole e misericordioso, che la Sua bontà prevarrà contro tutte le manifestazioni di male di cui soffriamo oggi. Si tratta di un "Anno della Fede", che ha tra gli obiettivi quello di invitare il cristiano a conoscere se stesso e a comprendere il proprio posto e ruolo nella sua società, nel piano di Dio, nella Sua provvidenza e nel Suo amore. Nostro Signore Gesù Cristo ci ha detto che un solo credente può smuovere le montagne, il che significa che è possibile cambiare queste società. Noi siamo credenti. Allora possiamo veramente cambiarle, con la forza e l’amore di Dio.

Stiamo attraversando un periodo storico necessario ma difficile, con le sue rivoluzioni e con tutte le forze nuove che sta determinando. Sono giorni difficili per noi e per tutti i nostri compatrioti. Gesù ha detto: "Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore” (Mt 10,30-31; cfr. Lc 21,18.). Dobbiamo ricercare la grazia di Dio in tutti questi eventi, anche dove c’è la morte, il sangue, l’emigrazione forzata e la persecuzione. Dobbiamo cercare la volontà di Dio in tutti questi eventi, quale sia la volontà di Dio per noi e per tutti i nostri paesi, e quale sia il nostro ruolo in questa tempesta che infuria intorno a noi. Gesù ci ha anche detto "Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime” (Lc 21,19).

Ci apprestiamo ad intraprendere questo cammino dell’ ”Anno della Fede” con una maggiore consapevolezza della nostra responsabilità. Desideriamo trasmettere la nostra fede in modo particolare alle nuove generazioni, che assicureranno la continua testimonianza al Signore risorto nella Sua terra. In particolare, vogliamo dedicarci in primo luogo ai nostri figli e pregare che possano trovare in noi, i loro genitori, i loro pastori, i loro insegnanti, i loro catechisti, “un segno vivo della presenza del Signore risorto". In effetti, la fede che cerchiamo è una grazia e così preghiamo che il nostro Signore risorto possa veramente aumentare la nostra fede e renderci Suoi testimoni gioiosi e pieni di speranza.

Cerchiamo di rinnovare la determinazione con cui abbiamo concluso il Piano Pastorale Generale: "La nostra è una Chiesa viva. Nonostante tutte le difficoltà, gli ostacoli, gli insuccessi, essa apre il suo cuore alla grazia dell’avvenire che il Signore dispone per lei. Questo è il futuro che vogliamo costruire, con speranza e impegno, con gioia e zelo, contando sulla grazia di Dio che ci rinnova, rinnova le nostre Chiese e le mette al servizio del Regno e della comunità umana, fiduciosi che il Cristo è presente in mezzo a noi, lui che è lo stesso ieri, oggi e sempre’ (Eb 13,8)" (Fedeli a Cristo, Corresponsabili nella Chiesa, Testimoni nella società, Piano Pastorale Generale, Gerusalemme 2000, 190).

In conclusione, volgiamo lo sguardo a Maria, "Madre di Dio, proclamata ‘beata’ perché ‘ha creduto’ (Lc 1,45)" (Porta fidei, n. 15), figlia della nostra terra e sua regina, perché interceda per noi e sia in ogni tempo nostro modello nel suo essere sempre rivolta verso Colui che è il nostro Salvatore e Redentore.

“Anche noi dunque, circondati da un così gran nugolo di testimoni,
deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia,
corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti,
tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede.
Egli in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce,
disprezzando l’ignominia,
e si è assiso alla destra del trono di Dio”.
(Eb 12,1-2).

Chiediamo a Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo, che vi benedica tutti.

+ Fouad TWAL
Patriarch of Jerusalem for Latins
President Assembly of Catholic Ordinaries

+ Michel SABBAH
Latin Patriarch of Jerusalem emeritus
President Ep.Comm. Justice and Peace

Mgr. Valdemar SOMMERTAG
Charge d’Affaires at Vatican Embassy Israel and Cyprus
Apostolic Delegation Jerusalem and Palestine

+ Giorgio LINGUA
Apostolic Nuncio for Jordan

+ Elias CHACOUR
Melkite Catholic Archbishop of Akka

+ Yaser Al-AYYASH
Melkite Cath. Archb. Petra&Philadelphia

+ Boutros MOUALLEM
Melkite Cath. Archbishop of Akka emeritus

+ Joseph SOUIEFF
Maronite Archbishop of Cyprus

+ Moussa al-HAGE
Maronite Archbishop of Haifa and Holy Land

+ Gregoire Pierre MELKI
Syrian Catholic Exarch of Jerusalem

+ Joseph Jules ZEREY
Melkite Patriarchal Vicar of Jerusalem

+ Maroun LAHHAM
Latin Patriarchal Vicar for Jordan

+ Giacinto-Boulos MARCUZZO
Latin Patriarchal Vicar for Israel

+ William SHOMALI
Latin Patriarchal Vicar for Jerusalem, Palestine

+ Kamal-Hanna BATHISH
Latin Auxiliary Bishop emeritus

+ Selim SAYEGH
Latin Auxiliary Bishop emeritus

Msgr Joseph KELEKIAN
Armenian Catholic Exarch of Jerusalem

Fr. Pierbattista PIZZABALLA, O.F.M.
Custos of the Holy Land

Fr. David NEUHAUS, S.J.
Patriarchal Vicar for Hebrew speaking Catholics

Fr. Evencio HERRERA DIAZ, O.F.M.
Latin Patriarchal Vicar for Cyprus

Fr. Raymond MOUSSALLI
Patriarchal Vicar in Jordan for Chaldeans

P. Pietro FELET, scj
Secretary general

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