Festa di Sant’Abramo – 9 Ottobre


Lucia, della comunita’ di Gerusalemme, scrive su Abramo, nostro padre nella fede, in occasione della sua festa che la Chiesa cattolica celebra il 9 Ottobre.

abraham_bosomSant’Abramo e’ ricordato in un giorno dedicato solo a lui – nella Chiesa ortodossa l’11 Ottobre, mentre nella Chiesa cattolica la festa e’ stata trasferita al 9 Ottobre. Il fatto che la data della festa e’ condivisa nella Chiesa orientale e occidentale e’ segno dell’antichita’ di questa festa che risale prima dello scisma tra Oriente e Occidente nell’XI secolo. Tuttavia, cio’ non e’ sorprendente se si considera l’importanza di Abramo, nostro padre nel corpo e nello spirito. E cosa significa questo? Per un ebreo o un arabo, Abramo e’ davvero padre nel corpo e nello spirito, ma per i Cristiani che non sono ne’ ebrei ne’ arabi? Il Nuovo Testamento sottolinea dal suo primo versetto che Gesu’ e’ “figlio di Davide, figlio di Abramo” (Matteo 1,1). Tutta la genealogia di Gesu’ mostra che Gesu’ e’ nato in mezzo al popolo ebraico discendente di Abramo. Noi cristiani che non siamo ne’ ebrei ne’ arabi, siamo nati di nuovo e diventati membri del Corpo di Cristo che e’ la Chiesa. In Cristo, siamo entrati in un rapporto irrinunciabile con il suo popolo, discendenti di Abramo secondo la promessa di Dio: “perche’ in Cristo Gesu’ la benedizione di Abramo passasse alle genti” (Galati 3,14). Tuttavia, i veri figli di Abramo sono coloro che fanno le opere di Abramo (Giovanni 8,39), cioe’ le opere della fede. Attraverso la nostra fede nell’unico Dio siamo diventati figli di Abramo secondo lo Spirito per questo e’ necessario passare attraverso gli stessi gradi di fede per i quali e’ passato anche Abramo.

Secondo la cronologia biblica, venti generazioni dividono Adamo da Abramo e dieci generazioni da Noe’ ad Abramo. Fin dai tempi di Noe’, quando ha costruito un altare per fare la sua offerta a Dio, l’umanita’ e’ caduta nell’idolatria. Improvvisamente, in un ambiente pagano del 19° secolo A.C., a Ur dei Caldei, Abramo scopre l’unico Dio, il Creatore del cielo e della terra e Signore dell’universo.

Secondo la tradizione ebraica (cfr. Genesi Rabba, l’Apocalisse di Abramo, ecc.) Abramo aveva gia’ conosciuto Dio quando era giovane, ma non per mezzo di una rivelazione ma attraverso il suo ragionamento. Contemplando la bellezza divina della notte e delle stelle, Abramo ha visto qualcosa di piu’ grande, l’alba, il sole che scaccia l’oscurita’ con la sua luce. Ma anche il sole non rimane per sempre, nascosto tra le nuvole a volte o offuscato dalla luna di notte. E anche le nuvole non sono dei perche’ il vento le spazza via dal cielo. Cosi’ il giovane Abramo arrivo’ alla conclusione che ci doveva essere Qualcuno che muoveva tutti gli elementi naturali. Questo Qualcuno/Sovrano e’ Dio e solo Lui deve essere adorato. Cosi’ Abramo inizia il cammino di fede delle nazioni pagane “poiche’ cio’ che di Dio si puo’ conoscere e’ loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato. Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute” (Romani 1,19-20). Il midrash (narrazioni tradizionali ebraiche che spiegano e completano il racconto biblico) racconta come il giovane Abramo presento’ cio’ che aveva scoperto a suo padre, che viveva sulla produzione degli idoli, e ai suoi clienti mettendo in pericolo non solo Abramo ma anche la sua famiglia. La saggezza del ragazzo causo’ l’emigrazione della famiglia, guidata dal padre Terach da Ur a Carran. La’ Abramo attese per molti anni raggiungendo una veneranda eta’, compiendo buone azioni e dimostrando ospitalita’ con cuore generoso mentre predicava la fede in un solo Dio. Il primo grado della fede di Abramo e’ adorare un solo Dio – Creatore e Signore dell’Universo – una fede determinata senza compromessi.

Abramo aveva gia’ 75 anni quando Dio gli parlo’: “Il Signore disse ad Abram: “Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indichero’. Faro’ di te un grande popolo e ti benediro’, rendero’ grande il tuo nome e diventerai una benedizione. Benediro’ coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno malediro’ e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra”. Cosi’ Abram parti’, come gli aveva ordinato il Signore” (Genesi 12,1-4). Da questo momento inizia un rapporto intimo tra Abramo e il suo Dio, un rapporto che si esprime non solo attraverso l’obbedienza e la sottomissione, ma anche attraverso una reciproca fiducia totale. Abramo ha fiducia (crede) in Dio completamente a tal punto da lasciare dietro di se’ la sicurezza e la stabilita’ della sua vita in Carran per partire senza sapere dove andare e senza alcuna garanzia, a parte la promessa di Dio. Ma anche Dio si fida di Abramo e condivide con lui i suoi piani per l’umanita’, come possiamo vedere nella storia di Sodoma e Gomorra: “Devo io tener nascosto ad Abramo quello che sto per fare” (Genesi 18,17). Abramo, conoscendo il piano di Dio, osa sfidare Dio e Dio lo ascolta come si ascolta un caro amico arrivando perfino a chiamarlo: “tu, Israele, mio servo, tu Giacobbe, che ho scelto, discendente di Abramo mio amico” (Isaia 41,8). Questo e’ il grado successivo della fede di Abramo: la fiducia che si esprime nella sottomissione di Abramo in opere concrete e attraverso la sua amicizia con Dio: “E Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato a giustizia, e fu chiamato amico di Dio” (Giacomo 2,23).

Seguendo la chiamata di Dio, Abramo arrivo’ nella Terra di Canaan, e Dio stipulo’ un’alleanza con lui e promise ad Abramo un erede e molti discendenti. Da quel tempo trascorsero dieci anni e “Sarai, moglie di Abram, non gli aveva dato figli” (Genesi 16,1). Ma non era una sorpresa poiche’ la donna era sterile e ormai aveva raggiunto l’eta’ di 76 anni. Era suo desiderio vedere il compimento della promessa ma lei era disperata e cosi’ Sarai suggeri’ ad Abramo di unirsi alla sua serva. Cosi’ a 86 anni, Abramo divenne padre di Ismaele. Ma le vie di Dio non sono le nostre vie. Quando Abramo aveva 99 anni (e suo figlio Ismaele ne aveva 13), Dio gli appare di nuovo dando a lui e a sua moglie un nome nuovo, e ripetendo la promessa inziale: che dara’ ad Abramo un figlio partorito da Sara e non dalla sua serva. Un anno piu’ tardi, Sara partorisce Isacco, lei vecchia di 90 anni e Abramo di 100 anni, perche’ “C’e’ forse qualche cosa impossibile al Signore?” (Genesi 18,14). Cosi’ Abramo scopre il Dio onnipotente che non conosce limiti: “A colui che in tutto ha potere di fare molto piu’ di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che gia’ opera in noi” (Efesini 3,20).

abraham_rembrandtOra, la fede di Abramo, ancora piu’ determinata di prima, gli permettera’ di superare la piu’ dura e inimmaginabile prova quando Dio gli chiede (per quanto lui possa capire) di sacrificare suo figlio, il figlio della promessa. Secondo la Lettera agli Ebrei, Abramo e’ stato capace di seguire Dio fino alla fine perche’ “egli pensava che Dio e’ capace di far risorgere anche dai morti” (Ebrei 11,19). E questo e’ l’apice della fede di Abramo: credere in Dio quando non si capisce niente, quando l’obbedienza sembra assurda e contraddice il buon senso; credere in Dio piu’ che in se stesso, fare affidamento su Dio piu’ che confidare nella propria ragione e nel proprio pensiero.

Questo e’ il cammino di fede dei veri figli di Abramo: “il quale e’ il padre di tutti noi. Infatti sta scritto: “Ti ho costituito padre di molti popoli” – [e’ nostro padre] davanti al Dio nel quale credette, che da’ vita ai morti e chiama all’esistenza le cose che ancora non esistono” (Romani 4,16-17).

 

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